ROUTE 125

Recentemente sono stato in Sardegna per un breve tour di presentazione dei miei libri. Oristano, Santu Lussurgiu e Torlolì i luoghi dove sono stato invitato. Son riuscito anche a visitare dei posti che da tempo avrei voluto vedere ma per i quali non avevo ancoro avuto l’occasione.

Il mare di Oristano, con le bellissime e un po’ selvagge spiagge di Is Arutas e Maimoni spazzate dal vento, le fioriture in riva al mare in questa fredda primavera del 2019. La preziosa sabbia di quarzo di Is Arutas (multe salate, giustamente a chi ne porta vi anche solo qualche chicco) e quella finissima di Maimoni e, tra le due, seguendo la strada bianca costiera, le spiagge selvagge di S’Archeddu e Sa Canna e di Su Zinnibiri. Un incanto.
Per poi arrivare alla penisola di San Giovanni di Sinis, dove il promontorio separa il mare aperto mosso dal vento da quello calmo ma teso all’interno del golfo. Uno spettacolo della natura.

Il trasferimento dalla costa occidentale a quella orientale avviene facendo tappa a Orgosolo, la cittadina dei murales. Sono più di 150 i murale sui muri esterni delle case del paese della Barbagia. Ogni angolo svela un dipinto anche se la maggior parte dei turisti vede e fotografa solo quelli del Corso Repubblica, la via principale. Magari si perdono via Gramsci, dove è stata dipinta la storia del politico nato ad Ales nel 1891. E basta girare per le strade sopra e sotto il corso principale per scoprire murales veramente belli. Non ho avuto tempo per visitare il Supramonte e questo mi obbliga a tornare qui in futuro. Ho però avuto il tempo e la fortuna di ritrovare una signora che avevo conosciuto anni fa a Pisa. Maria Corda il cui cognome sembra una presa in giro visto quello che fa nella vita. Maria è l’unica ha portare avanti l’intera filiera della seta che serve poi per la realizzazione dei preziosi abiti tradizionali di Orgosolo. Maria alleva i bachi da seta, raccoglie i preziosi bozzoli, tesse a mano il filato e poi realizza le vesti. Insomma, un’artigiana ma anche un’artista, sicuramente una unicità in Sardegna. Il suo laboratorio si chiama “Tramas de Seda” e si può visitare pagando un piccolo biglietto d’ingresso.

Per procedere verso Arbatax – Tortolì si deve ripassare da Mamoiada, la patria dei Mamuthones, sede anche del Museo delle Maschere del Mediterraneo. Ingresso 5 Euro che valgono per assistere a un suggestivo documentario che racconta il carnevale di Mamoiada e come vengono realizzate le maschere. Per il resto due sale dove sono allestiti manichini con le maschere più importanti della Sardegna e alcune maschere similari dei paesi mediterranei. Fine.

La SS389 vi porta, imboccando poi la SP27, a tuffo verso Arbatax con dei panorami suggestivi. La discesa è rapida e al tramonto la spiaggia delle Rocce Rosse di Arbatax è affascinante con i graniti che assumono una colorazione mistica.

Le spiagge della costa di Arbatax e Tortolì sono le perle di una collana che la Sardegna cinge con orgoglio. Sono tutte spiagge facilmente raggiungibili e dove è possibile in stagione affittare ombrellone e lettini a prezzi modici, in agosto si paga di più. Il mare è quello che ci si aspetta di trovare in quest’isola: trasparente e limpido, cristallino. Gli aggettivi sono abusati ma non si può descrivere questo mare altrimenti.

Porto Frailis è proprio ad Arbatax, sorvegliato dalla torre saracena di San Gemiliano che dall’alto del suo promontorio osserva questa e le spiagge dall’altro lato, San Gimiliano e Basaura, unite in un unico, grande, candido, golfo. Si può arrivare a piedi da un parcheggio sottostante su fino alla torre sulla quale si può salire attraverso due scale a pioli: vertigini messe alla prova ma basta non guardare in basso! Dalla torre si vedono i due golfi con le spiagge prima ricordate.

Procedendo verso sud, dopo la pista dell’aeroporto, si trova un’altra spiaggia molto vasta, lunga e profonda, il Lido di Orrì. Percorrendo la stessa strada costiera arriviamo alla spiaggia di Foxi e Lioni che, apparentemente, sembra raggiungibile solo quando gli stabilimenti sono in funzione. Non sono riuscito a trovare una via libera per parcheggiare e accedere alla piccola spiaggia che è separata da una piccola scogliera, a sud, dall’accogliente spiaggia de Le Piscinette, molto bella.

Poco oltre, in auto si raggiunge la più caratteristica di queste spiagge, Il Golfetto, a fianco del quale c’è anche un piccolo ristorante con terrazza “in mare”. La caratteristica di questa spiaggia è di avere sabbia e scogli levigati a cingerla. È molto piccola ma veramente deliziosa. Il tour delle cale si chiude con la grande spiaggia di Cea. Un golfo molto ampio, anche questo con sabbia finissima e mare incantevole. Nella parte nord del golfo, due faraglioni in granito emergono dal mare turchese. Il panorama alle spalle non è da meno. Anche qua si può parcheggiare a ridosso della spiaggia (a pagamento in estate, prezzi onestissimi al bar dove ho chiesto, 2 Euro per tutto il giorno) che sono anche attrezzate.

L’ultimo trasferimento, verso Olbia, aveva due opzioni di percorso: tornare indietro e riprendere la SS131 oppure guidare sulla SS125, chiamata “l’Orientale Sarda”. A vedere da Google Maps si capiva trattarsi di una strada panoramica, più lenta ma che forse valeva la pena di essere percorsa. Per cui, partenza leggermente anticipata per potermi gustare questo tragitto che mai e poi mai, avrei pensato essere così stupefacente. Sì, è vero, la Sardegna è bellissima e famosa per i suoi mari ma anche il suo interno vale un viaggio apposito, in particolar modo in questo periodo (fine aprile) dove tutto è verde e lussureggiante. Primo avviso ai viaggiatori: se impostate il navigatore (io uso l’app Waze, ottima) non vi darà mai da Arbatax a Olbia il percorso attraverso la SS125. Per “imbrogliarlo”, bisogna impostare come destinazione uno dei paesi lungo la SS125, tipo Lotzorai o Osulei. All’inizio, per restare su questa strada, si deve cambiare destinazione una volta raggiunta quella precedentemente impostata perché chiedendo “per Olbia”, il navigatore cerca di riportarti verso la SS131. Digitare Baunei, poi Dorgali e poi da lì in poi si può inserire Olbia.

Date queste info per arrivare e restare sull’Orientale Sarda, parliamo di quanto folle possa essere l’uomo. Questa è una strada di una bellezza sconvolgente e agghiacciante. I panorami sono letteralmente mozzafiato (altro aggettivo abusato ma scrivere “wow” mi sembrava ridicolo!) ma non DEVI distrarti perché la guida deve essere accorta e prudente: gli strapiombi ai lati non hanno fine. Per fortuna ci sono moltissime piazzole di sosta che consentono di fermarsi in sicurezza a godersi la vista (quasi a ogni tornante vale la pena farlo). Vedere il mare di Arbatax dalle montagne, al termine di canyon verdissimi di vegetazione, essere sotto rocce a picco sulla strada, rende l’atmosfera veramente speciale. A proposito, non sono pochi i punti nei quali sull’asfalto ci sono piccole pietre rotolate dalla montagna (segnalazioni stradali in merito ripetute più volte). Da Baunei parte il “Trenino Supramonte” che sembra essere accattivante. Dopo Baunei, al passo Ghenna Ramene, un bel punto panoramico per qualche scatto. Si trova anche una galleria “aperta” e da questo lato della strada aggrappata al monte, si vede dove si arriverà, sull’altro lato del canyon, restando incollati (si spera) alla montagna. In basso, raggiungibile con una strada bianca, la chiesetta di Santa Lucia e San Giovanni Eltili.

Neanche il tempo di tirare il fiato, e il paesaggio cambia di nuovo. Siamo già entrati nel territorio di Urzulei, che non è uno yeti sardo ma un paese del Supramonte, in pratica siamo dal lato opposto a quello che guarda Orgosolo. Urzulei resta in alto rispetto alla SS125 e si raggiunge attraverso la SP37. Il sito web del Comune è essenziale ma moderno e si può prendere appuntamento con il Sindaco chiamandolo direttamente al cellulare, il numero è online. La statale attraversa adesso una sorta di altopiano, rigogliosamente verde in questa stagione, con le nuvole gonfiate dal vento che proiettano ombre suggestive al suolo. Campanacci di greggi che pascolano liberamente in lontananza, un ristagno d’acqua piovana che crea un piccolo stagno, l’albero che resiste piegandosi alla forza del vento ma non inchinandosi, la vacca accucciata sul prato verde. Sembra un angolo d’Irlanda, difficile da credere ma è proprio così. Poi ti giri dall’altro lato della strada e vedi … un ippodromo! Una pista erbosa bella (a occhio circa 800 metri di sviluppo) con i montanti dello steccato interno in loco, una tribunetta, e qualche cavallo che bruca l’erba. Il tutto è recintato. Poco dopo scopro che qui, il 19 agosto, si disputa i Palio di Su Fenu (organizzato dall’omonima associazione ippica). Batterie e finale per due competizioni: una per i Purosangue Inglesi e una per gli Anglo Arabo Sardi. Su YouTube qualche filmato di scarsa qualità fa capire come il paesaggio sia molto differente in piena estate!

Mi sovviene che ho anche una missione da compiere, portare a casa del pecorino e, detto fatto, poco dopo in Località “Giustizieri” vendita diretta al caseificio Società Gruthas. Prezzi buoni e qualità super.

L’avventura continua e il prossimo stop è il Passo Ghenna Silana (1.010 mt s.l.m.m.). Da qui è possibile partire a piedi per raggiungere il famoso Canyon di Gorropu, parco nazionale. Avevo letto a giro su Internet la necessità di prenotare la visita da Dorgali con un (presumo) oneroso trasferimento in Jeep. Certo, si può fare, come pure si può prendere un passaggio in fuoristrada dal Campo Base Gorropu (anche in questo caso un tratto di strada deve poi essere percorso a piedi), qualche chilometro a sud del Passo Ghenna dal quale, invece, si può raggiungere a piedi l’ingresso del Canyon. Al Passo Ghenna il parcheggio è gratuito. Il percorso per raggiungere il Canyon è di 4 km con un dislivello di 700 metri (in discesa all’andata). Alla biglietteria (5 Euro costo del biglietto d’accesso al Canyon) si può prenotare un transfer con fuoristrada per tornare al Passo Ghenna Silana (costo 15 Euro). Si dicono meraviglie di questo Canyon Gorropu: la camminata deve essere affrontata con scarpe idonee ma è bene portarsi anche il costume da bagno. A Passo Ghenna c’è anche un hotel, il Gorropu, che si auto-definisce “sobrio”, dotato di ristorante. Recensioni positive. Intorno solo natura.

Da qui in poi un’altra sosta panoramica e poi la strada si butta giù verso Dorgali. Apparentemente più stretta, molte curve, altri panorami notevoli ma non ci sono punti di sosta e si deve stare molto attenti alla guida. La SS125 in questo periodo non è molto trafficata e la maggior parte dei viaggiatori sono motociclisti … un’esperienza da brivido deve essere quella di percorrerla sulle due ruote! Raggiunta la pianura la strada si fa dolce e più rettilinea e passa per Orosei. Dopo questo paese, vi consiglio di visitare l’oasi di Bidderosa: ci sono stato qualche anno fa, si paga un biglietto ma gli ingressi sono a numero chiuso. Portatevi tutto quello di cui avete bisogno perché è solo natura. Il mare, manco a dirlo, è da sballo.

Verde campagna, tantissimi agriturismo segnalati sulla strada e poi … l’arrivo a Olbia e il ritorno “in continente”, ebbro di bellezze neanche immaginate. Tra tutte, questa volta, è però una strada incassata tra le montagne ad avermi fatto innamorare ancora di più della Sardegna.

Un Espresso per Irene
Ippodromo Caprilli
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